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Personalità schiva e riservata, Antonio Donghi muove i primi passi nel mondo dell’arte a patire dagli anni ’20 del 1900.
Dopo aver completato gli studi al Regio Istituto di Belle Arti di Roma, Donghi esordisce alla seconda biennale di Roma con l’opera “Nudo di donna”, dove si evidenzia un’aderenza piuttosto marcata alla corrente estetica della pittura metafisica.
Nel suo studio romano in via del Lavatore, il pittore da vita alle sue opere più famose, che lo porteranno ad avere un enorme successo non solo in Italia ma anche all’estero.
Nel 1924 si tengono le sue prime mostre personali nella capitale e a Milano dove espone assieme ad alcuni degli artisti più noti del periodo come Casorati, De Chirico e Trombadori.
Da quel momento l’arte di Donghi assume un respiro sempre più internazionale, portando il pittore ad esporre in alcune delle mostre più rinomate dell’epoca.

Il successo internazionale

Prima a Manheim in una mostra dedicata alla nuova oggettività, poi negli Stati Uniti e a Parigi, la critica apprezza sempre di più i lavori di Donghi. I suoi quadri rappresentano il cosiddetto “realismo magico”, termine coniato dal critico tedesco Franz Roh.
Tra la fine degli anni ‘20 e il decennio successivo Donghi espone varie volte a New York, dove ottiene una calorosa accoglienza da parte della critica; la sua arte ha ormai un respiro pienamente internazionale tanto da valergli un riconoscimento prestigioso per la sua attività di artista da parte dell’Accademia D’Italia (1941).
Le sue opere colpiscono per la minuziosa resa dei dettagli dall’effetto straniante, calati in un contesto naturalistico estremo.

L’aggiunta di elementi surreali o paradossali danno alle sue rappresentazioni un effetto di sottile mistero, un senso di irrealtà che rende lo scenario immobile, incantato, e le figure immerse in una sospensione quasi “magica”.

A partire dagli anni ’40 il linguaggio pittorico di Donghi tende a modificarsi nelle modalità e nelle dimensioni rimanendo però fortemente ancorato alla corrente del realismo magico.
Le sue opere del periodo si concentrano soprattutto sulla natura, che ritrae in occasione di brevi soggiorni nell’alto Lazio, in Toscana e in Liguria, riprodotta con uno stile sempre più naif e favolistico.
L’ultimo suo lavoro è “ritorno dal lavoro” rinvenuto dai suo familiari nel suo studio poco dopo la sua morte, nel 1963.

Come valutare le opere di Antonio Donghi

Alcuni dei pezzi di Donghi vengono valutati sopra ai 20.000 euro e sono stati battuti all’asta anche per cifre molto più alte, come nel caso di “Ragazzi alla finestra” venduto da Christie’s per 140.000 euro.
Per essere sicuri di concludere una transazione profittevole bisogna affidarsi ad una consulenza esperta e trasparente come quella di Antiquariato Europeo.


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