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Il corallo ha un fascino misterioso, appartenente al mondo il minerale vegetale e animale. Basti pensare che in antichità il corallo si poteva ottenere solo dopo aver affrontato i pericoli del mare, ricercandolo sotto le acque o tra gli infidi scogli.
Per la sua forma, il corallo è particolarmente stimolante e carico di simbolo. Non ha la delicatezza dello stelo o del fiore ma ostenta il vigore del tronco annoso, tutto nodi e gomiti, che sembra simboleggiarne la durata. La radice del corallo sembra animarsi e tutto ciò dona un velo di magia e mistero.
Tra le lavorazioni più importanti e famose in materia ricordiamo l’arte trapanese del corallo, uno dei motivi di vanto della nostra Nazione e della Sicilia in tutto il mondo.

Arte trapanese del corallo - corallo di trapani

Il mito del corallo

In vari miti il corallo nasce dalla metamorfosi di uomini o dèi. Nel Mito Hawajiano una dea appare come un ramo di corallo, in quello indiano appare come un essere umano che si trasforma nell’arboscello. Nella cultura araba, Dio trasforma in perle e coralli le gocce d’acqua che piovono dalle nubi. I greci, invece, più fantasiosi, sostenevano quando Perse falciò la testa della Gorgone e l’ha adagiata sulla spiaggia sopra uno strato di rami marini, a quel contatto si pietrificassero divenendo coralli. Le ninfe del mare, successivamente, ne spargessero il seme per le onde.
Da qui l’origine del corallo nobile, il Coralium rubrum.

Il corallo nelle arti figurative

Il ramo di corallo sembra destinato a far parte di quelle figurazioni dove l’albero sia parte essenziale del mito. Il corallo si mineralizza arborificandosi, in una danza di anni, lenta, dolorosa e spiritosa, che fissa nello spazio i suoi momenti plastici in atteggiamenti che hanno il valore di stati d’animo e susciteranno l’atmosfera dove l’artefice ambienterà il personaggio e la scena.
Ed è proprio per questo motivo che orefici, argentieri, scultori di pietre dure ed altri artefici dell’opera minuta hanno utilizzato molto volentieri l’albero di corallo, nella sua forma naturale, così come emerse dal mare.

In altri contesti il corallo, minuziosamente squadrato, assume la forma del legno della salvezza ed accoglie il Crocifisso sul tronco contorto.
Numerosi sono gli esempi in cui il ramo di corallo sostituisce le corna di animali modellati in argento o altra pietra preziosa, come un cervo del Museo Civico di Basilea.

E nella pittura

In pittura il corallo compare circa 2500 ani fa, quando i pittori vascolari greci lo dipingevano su anfore e crateri, alternando rami e pesci, come se volessero raffigurare una scena, simboleggiando astrattamente la natura selvaggia.

La pietra dal potere “magico” verrà negli anni adottata da diversi artisti, tra cui Rembrandt. Egli adornerà i capelli biondi sciolti di una Bathseba nuda con una collana di grossi chicchi di corallo e, intonati con il nastro che le pende sul petto, formeranno con l’oro l’accordo cromatico caratteristico dell’arte trapanese.
Tra i motivi concepiti in quel tempo in letteratura ed in arte, con i Tritoni e le Nereidi, il corallo, le perle e le conchiglie, il delfino compare spesso. Furono molti gli scultori in corallo che ricavavano il delfino dal corallo, quasi che la sua figura vi fosse latente e sempre presente.

La pesca del corallo

La pesca del corallo è un’attività alla quale si dedicarono sin dalla preistoria i popoli del Mediterraneo. È stata proprio quest’attività a mantenere e determinare i destini dei popoli. Le prime testimonianze sono state raccolte da Plinio, il quale tramanda come i Galli ornassero di corallo le spade, gli scudi, le corazze e come giungesse loro dalle coste della Provenza, dell’Italia occidentale, della Sicilia, di cui cita Trapani. Dioscoride aveva già citato il corallo di Siracusa. Il geografo arabo Edrisi, dice che dal mare di Trapani si pesca il corallo di prima qualità.

Il corallo è tanto duro sott’acqua quanto sopra


Domenico Panarolo, medico del XVII secolo, per dimostrare che l’opinione che il corallo sott’acqua fosse molle e si indurisse all’aria fosse falsa, racconta di un esperimento fatto nel mare di Trapani. Riportiamo alcune righe del suo esperimenti:
“Andando per mare nel 1633, in Trapani […] un Turco si buttò in Mare, il quale leggiadrissimamente riportò un rametto di corallo rosso e un altro del nero, chiamato da Dioscoride Antipate, dicendomi che in quanto a durezza tanto era sott’acqua quanto sopra. […]”

Se il Mediterraneo è stato il vivaio naturale più importante del Corallium nobile di Linneo, le acque della Sicilia ne produssero la più ricca varietà di colori.
Tra gli scrittori Siciliani, Fazello (1498-1579) ricorda il corallo delle acque di Trapani e Messina, definendole laudatissimum e oculis gratissimum.

Corallo rosso di Trapani, vista dal fondale
Corallo rosso di Trapani – vista fondale

La pesca in Africa

La pesca del corallo si era sviluppata in modo considerevole sin dal X secolo anche in Africa settentrionale, dove i centri più importanti furono Tabarca, Marsa-el-Kharez, più grande produttrice di corallo dell’intero Mediterraneo, Bona, Tenez, Ceuta.
Il corallo di Marsa-el- Kharez si mantenne ad alti livelli anche per i secoli a venire.

I Siciliani, con l’invasione araba della Sicilia, hanno intensificato le relazioni di scambi con l’Africa settentrionale e stabilito la loro attività peschereccia nel mare africano, con una continuità protrattasi fino al XI sec.
Il corallo delle coste Africane e Siciliane, pescato dai rispettivi abitanti, si è diffuso con grande rapidità in tutto il mondo occidentale e orientale.

Strumenti della pesca e l’esenzione dalla gabella

Lo strumento con il quale si effettuava la pesca del corallo era a forma di croce di S. Andrea, a cui erano sospese delle reti, gli incegna in Siciliano. Un altro strumento più semplice ma comunemente utilizzato era la salabre.
Diffusosi con le crociate l’uso e incrementando lo scambio del corallo con l’Oriente, la pesca ne divenne un fattore molto importante, non soltanto nel commercio e nell’economia dei popoli mediterranei ma anche in campo politico. Basti citare il caso del privilegio concesso da Federico II d’Aragona ai pescatori trapanesi, con cui li esentava dalla gabella (imposte sugli scambi e sui consumi di merci), privilegio di cui già godevano Messinesi e Siracusani. Ciò era fatto in segno di riconoscenza per la fedeltà di cui Trapani aveva dato prova in occasione dell’assedio della città e dell’occupazione di Castellammare del Golfo da parte di Roberto d’Angiò e del Principe di Taranto, nel 1315. Questo accadimento è ricordato in un dipinto, conservato nella Chiesa dei marinai di Santa Maria delle Grazie, raffigurante il Re in trono in atto di offrire ai pescatori la pergamena.

Elementi caratteristici del corallo

Accanto alla concezione che sfruttava il corallo come materiale costruttivo, se ne inseriva un’altra. Questa concezione lo piegava a rabesco ornamentale, destinato a prendere il sopravvento perchè rispondente all’esigenza, tipica del barocco, di riempire la superficie del metallo con tutta la sua estensione.
L’uso di questa preziosa gemma si incontra in brevi tratti delle cappellette, nelle conche delle acquasantiere, nella grande lampada e in altri oggetti risalenti alla lavorazione del corallo. Nelle conche più antiche, i pezzi corallini sono distanziati da una spaziatura in stile cinquecentesco, mentre è più pesante e fitto l’ornato seicentesco.

L’intarsio-incrostazione

Nell’intarsio-incrostazione del corallo sono stati utilizzati sovente il motivo della stella o del rosone, destinato nello schema ABA. È uno schema che richiama l'”aria col da capo”, divenuto noto nell’arte musicale del ‘600 e ‘700. È un motivo che si svolge gravitando attorno ad un cammeo, una stella o una rosetta, talvolta un quadrifoglio, come detto nelle righe precedenti. Si prosegue senza soluzione di continuità nei motivi contigui, fra di sè uguali, che a loro volta possono trovarsi al centro della sequenza, dando vita allo schema BAB. Schema ricorrente a ripetizione, fino ad esaurimento della superficie.

Spesso la stella riceverà particolare importanza dall’alternanza di raggi di smalto bianco con quelli del rosso corallino. Rosso divenuto più fiammeggiante, con maggior risalto plastico per via di una rosetta compatta centrale, in corallo, tenuta da un perno spesso smaltato.

La ribellione allo schema

I motivi ABA, BAB, dapprima sobri e tendenti al geometrico, per un senso di classicità, successivamente si frastagliarono in piccoli rabeschi, come fioriture e ghirigori. Si manifesta, allora, una ribellione allo schema, una tendenza al moto libero, come in una “melodia infinita”, fino al totale abbandono della consequenzialità ritmica.
Anche la staticità dei primi tempi cede al moto, che diventa dapprima capriccioso e poi vorticoso.

I misteri e i presepi

Il crocifisso attribuito a Matteo Bavera è uno tra i più bei pezzi conservati nel Museo Agostino Pepoli di Trapani. È un esempio unico di virtuosismo della scultura in corallo. Realistico nei particolari dell’anatomia e del panneggio agitato da un vento seicentesco, è un’opera altamente espressiva la spiritualità del soggetto ripreso.

Crocifisso Matteo Bavera - Trapani
Crocifisso attribuito a Matteo Bavera – conservato presso il Museo Agostino Pepoli di Trapani

Insieme a Matteo Bavera vi sono i trapanesi Sebastiano Domingo, Pietro Gallo orefici e Giuseppe Barraco, Giovanni Daidone, grandi lavoratori e scultori in corallo.
Tra i 36 “mastri” corallari, famosi per il contributo dato al 1633, troviamo:

  1. Mastro Andrea Di Bartolo, console
  2. Mastro Vito Mirabile, console
  3. Mastro Vito Pizzardo, console
  4. Cristoforo Castelli, console
  5. Filippo Magliocco
  6. Francesco Palazzolo
  7. Sebastiano Ciotta
  8. Simone Castro
  9. Giulio La Tangia
  10. Battista Pizzardo
  11. Alberto Speziale
  12. Giovanni Crinillo
  13. Giovanni Pietro Magliocco
  14. Leonardo Tommasello
  15. Mastro Antonio Campiglia
  16. Mastro Pietro Pizzardo
  17. Mastro Francesco Campiglia
  18. Mastro Giuseppe Mirabile
  19. Mastro Nicola Furco
  20. Marstro Antonio La Tangia
  21. Mastro Giuseppe Serra
  22. Mastro Mario Ciotta
  23. Mastro Antonio Magliocco
  24. Mastro Simone Gallo
  25. Mastro Matteo Lazzara
  26. Mastro Vincenzo Diabeni
  27. Mastro Giovanni Mirabile
  28. Mastro Nicolò Castro
  29. Mastro Leonardo Furco
  30. Mastro Giuseppe Bonsignore
  31. Mastro Francesco Di Giovanni
  32. Mastro Giuseppe Gagliano
  33. Mastro Pietro Antonio Saladino
  34. Mastro Filippo Lo Salato
  35. Mastro Andrea Di Filippo
  36. Mastro Antonio Di Filippo

I misteri

La processione dei Misteri celebra, ogni Venerdì Santo, la Passione di Cristo, con dei gruppi raffiguranti scene della vita di Gesù. Facevano già parte del repertorio dei corallai.La processione dei misteri si svolge da oltre 400 anni. È composta da 20 Gruppi Sacri, ha inizio alle 14 del Venerdì santo, per concludersi oltre ventiquattro ore dopo. Viene considerata una delle più lunghe manifestazioni religiose italiane (sia per numero dei gruppi che per durata), e soprattutto una tra le più antiche. La processione parte dalla Chiesa delle Anime del Purgatorio, percorre le principali vie cittadine. Rappresenta una ricostruzione della “Via Crucis”.

I presepi

Il corallo entrò come materiale principale, a volte secondario, nei presepi. In molte case. L’origine risale alle case patrizie di Napoli, che amavano possedere un presepe monumentale, raffiguranti figure sacre e altri personaggi rappresentanti la tradizione.
In Sicilia la città più attiva fu Trapani; il corallo non era l’unico elemento utilizzato dagli scultori trapanesi nella realizzazione del Presepe. Tra i vari materiali vi erano l’alabastro, avorio, madreperla con sughero, vetri policromi, legno, tela incollata.

Il presepe del Museo Pepoli

Il Museo Agostino Pepoli possiede un gran numero di presepi ma il più importante è quello del ‘600 in corallo, acquistato dal Conte Horacio Hernandez. Non fa parte dei presepi più antichi della città ma è il più importante per quanto riguarda l’arte del corallo a Trapani. I puttini sono sospesi in alto su dei pezzi di corallo e l’angioletto, con i suoi “ali et petaffio” annuncia il Gloria. Il presepe del Museo Pepoli appartiene all’ultimo trentennio del XVII sec.

Il corallo entra a far parte anche in un altro presepe del Museo, anche se in misura minore. È un lavoro del 1700, con figure in avorio con dorature. Rametti ed altri pezzi informi di corallo decorano la grotta ed il terreno tortuoso e irregolare.

Fine dell’arte trapanese del corallo

Dopo il suo periodo di gloria, fino alla fine del ‘700, il corallo è stato lavorato in diversi modi e con diverse tecniche, per conferire un aspetto sempre più importante al famoso materiale marino. Agli inizi dell’800 la lavorazione del corallo si è limitata esclusivamente all’ornamento personale, con collane, spille, pendenti, orecchini, bracciali ecc. La lavorazione e cesellatura del corallo riusciva a ridurre la pianta alle forme più complesse e delicate e sottili di motivi floreali.

Ad oggi il corallo allo stato naturale è soltanto un sogno.
È con la croce funerea che si pone fine alle collane, bracciali e pendenti e all’arte trapanese del corallo, nel 1840.

Come acquistare corallo?

Molti optano per la vendita o acquisto online o tramite le case d’asta senza avere un’idea concreta del valore dei propri articoli. Spesso queste stime non tengono conto del valore reale degli oggetti realizzati dai mastri corallari

Secondo un interpello fatto a “Assocoral” in data 26 Settembre 2019, l’acquisto e vendita dei coralli in Italia è totalmente libero. Sarà invece necessaria la certificazione del CITES (La Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) per l’esportazione.

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